Santuario di San Rocco

Le notizie che riguardano l’edificazione dell’Oratorio di San Rocco sono frammentarie.

La prima costruzione di un piccolo tempio dovrebbe risalire al 1583, ma i numerosi rimaneggiamenti, che si sono susseguiti sino alla prima metà dell’Ottocento, hanno modificato le caratteristiche di alcune parti dell’impianto originario.

Sono rimasti invariati: l’orientamento, secondo l’asse est-ovest e così pure l’avancorpo più stretto rispetto alla navata dotata di cappelle sul lato sud, il corpo absidale. L’immagine del prospetto attuale ricalca nelle sue linee generali quella disegnata da Francois Ravenet nel 1803. Sono stati modificati alcuni elementi costruttivi quali: le gugliette laterali all’altezza del frontone e la forma del timpano, mentre sono scomparse, ai lati del portale d’ingresso, le nicchie, inopportunamente sostituite dall’accostamento di piatte lesene con capitello.

Il basamento, sino all’altezza del finestrone, si presenta oggi evidenziato da un bugnato a fasce parallele che coinvolge anche il risvolto laterale.

Nel disegno del Ravenet il campanile supera di poco il colmo del tetto della chiesa e ciò permette di affermare che l’attuale campanile con cupolino è stato rialzato su quello preesistente agli albori dell’Ottocento.

Fu adibito al Culto fino al 1890.

Da quella data in poi passò ad uso teatrale, poi a sede di cooperativa, quindi ad uso magazzino, a mulino elettrico ed infine a legnaia. Finchè, liberato da questi usi profani, l’11 settembre 1941 il Prevosto Don Moderanno Spalazzi fece mettere mano ai lavori di restauro e di ampliamento con la costruzione di un salone attiguo sul lato nord del Tempio.

Prima di arrivare a questa data il cammino è stato abbastanza tormentato e di destino incerto per questo Oratorio.

-Il 2 dicembre 1905 il Consiglio dell’Opera Parrocchiale di Sissa decide la vendita dell’immobile, presumendo di introitare la somma di lire 2.800 che sarebbero servite: per lire 800 all’acquisto  dell’Oratorio del Santo Crocifisso che conserva un’immagine di Cristo in croce “ab antiquo venerata come taumaturga”, ma ancora di proprietà privata e per lire 2.000 a risollevare dalle ristrettezze economiche le casse dell’Opera Parrocchiale.

-Il 5 giugno 1921 l’Opera Parrocchiale sta ancora intavolando trattative per la vendita dell’Oratorio già chiuso al culto.

-Il 15 luglio 1921 viene ordinata una nuova stima al geometra Alfredo Gandini di Sissa che con un’ampia relazione stabilisce che la base d’asta  può essere di lire 16.000.

-Il 5 settembre 1921 l’Arcivescovo di Parma Guido Maria Conforti decreta che l’Opera Parrocchiale di Sissa è autorizzata ad alienare l’immobile a licitazione privata, fra due concorrenti che si erano detti disponibili all’acquisto, in base al prezzo di lire 24.000.

I due concorrenti sono due enti: l’”Associazione fra Mutilati e Invalidi di Guerra – sottosezione di Sissa – rappresentata dal signor Sante Ferri e la “Nuova Cooperativa Agricola di Consumo” di Sissa rappresentata dal signor Otello Mazzoli.

-L’11 maggio 1922 il Consiglio dell’Opera Parrocchiale di Sissa chiede l’autorizzazione alla Regia Procura e Prefettura di ritenere annullato un precedente compromesso stipulato nel 1921 con un  privato, ma che mai è stato seguito dalla vendita, e poter procedere ad una nuova vendita.

-L’1 ottobre 1922 il Consiglio dell’opera parrocchiale di Sissa conferma l’intenzione di alienare l’Oratorio di San Rocco “curando che non venga destinato a fini contrari alla religione”. E di destinare il ricavato alla sistemazione della Chiesa Parrocchiale e dell’ Oratorio di Borgonovo.

-Il 7 ottobre 1923 non essendo andati in porto i tentativi di vendita il Consiglio dell’Opera Parrocchiale di Sissa delega il presidente signor Guareschi Enrico ad affittare l’immobile al signor Visioli Giuseppe di Cogozzo di Viadana che ne farà un mulino elettrico.

-Infine l’Oratorio è stato destinato a magazzino di legna.

-A questo punto nella “cronaca” si legge: “Nel giorno di San Rocco 1937 (il parroco don Moderanno Spalazzi) fa pubblicamente presente ai parrocchiani il bisogno di salvare la giovinezza circondata dai mille pericoli della strada e dei divertimenti immorali a cui vengono condotti dalla noncuranza e dall’ignoranza di molti genitori, ed espone il suo programma di lavori necessari per riaprire al culto l’Oratorio di San Rocco che dovrà diventare l’oasi spirituale e materiale della giovinezza Sissese”. “…Bisogna notare però che mentre il Signor Prevosto annunciava programma e necessità dei lavori, Egli aveva già pensato a farsi fare disegno e bilancio preventivo, l’uno dall’ing. Don Scaltriti l’altro dal capomastro Rivara Ettore e già aveva scritto e riscritto a Ditte per il prezzo dell’occorrente, anzi diverse Case avevano assicurato mattoni, calce, mattonelle, legnami, tegole ecc……………..Egli fu saggio e previdente giacchè ……se avesse solo procrastinato alcuni mesi tutto sarebbe stato semplicemente reso impossibile, stante la guerra immane 1939-1945”.

-L’11 settembre 1941 “….il Prevosto Don Spalazzi Cav. Moderanno faceva mettere mano ai lavori”.

-Il 16 aprile 1942. “Da alcuni giorni i muratori Rivara Bruno, Benassi Piero, Gambazza Carlo avevano preparato le fondamenta per il sospirato salone, quando il Prevosto Cav. Can. Spalazzi Don Moderanno con una frotta di fanciulli tra i quali

Rossi Vincenzo di anni 13,

Carrara Bruno di anni 13,

Beduschi Ulisse di anni 9,

Besagni Mendes di anni 10,

Musetti Vittorio di anni 12,

Martani Luigi di anni 10, Bertolotti Carlo di anni 12

si portò sul posto.

………………Certo Egli scegliendo ancora solo i fanciulli che simboleggiavano tutti i fanciulli della sua parrocchia che avrebbero popolato l’oratorio, si capiva che anche nelle piccole cose tutto era studiato tutto preparato…………Il Sig. Prevosto fece fare l’impasto di calce dai fanciulli stessi e riempito il secchio dai fanciulli venne portato sul posto mentre altri fanciulli portarono i mattoni necessari.

Disceso il Sig. Prevosto nel solco fondamento, coadiuvato sempre dai fanciulli vestì gli abiti liturgici…………benedisse e calce e mattoni e fondamenta, indi ricevendo cazzuola cominciò a cospergere di calce terreno stabilito e precisamente l’angolo nord-est………………pregando che presto s’innalzi l’abitazione santa per i cari giovani Sissesi che anche nei divertimenti devono guardare il cielo.”.

-23 aprile 1944. Dopo 52 anni, arrivati alla conclusione dei lavori vincendo enormi difficoltà sia operative che finanziarie, viene riaperto al culto l’Oratorio di San Rocco e contemporaneamente viene inaugurato il nuovo salone ricreatorio San Bosco. Non dobbiamo infatti dimenticare che si è operato in pieno periodo bellico.

Questo giorno è stato preceduto dalle Sante Quarantore e dalle Sacre Missioni predicate dal frate cappuccino Padre Valeriano. Le preghiere sono sempre state fatte per la salvezza dei nostri giovani soldati e per “invocare, sperare ed ottenere la fine di questo immane flagello, di questo tremendo castigo.”

In questo giorno, domenica, si chiudono le Sante Quarantore. Al mattino vengono celebrate ben tre Messe sempre con la nostra Chiesa madre gremita, nella prima Messa “quante Sante Comunioni, quante, quante!....Un numero superiore a quello previsto…..non vi sono più particole….si corre all’Ospedale…..ma ancora non bastano e molti fedeli sono costretti a comunicarsi alla 2^ Messa….”.

Al pomeriggio alle ore quindici nella Chiesa madre, dopo avere ascoltato “..l’esame catechistico delle diverse Associazioni maschili e femminili…….”, viene impartita la benedizione alla nuova statua di San Bosco e quindi portata in processione nel nuovo Oratorio e posta vicino a quelle di San Luigi e San Rocco. In quel preciso momento “la campanella dell’Oratorio dopo 52 anni di silenzio fece riudire la sua voce….squillando festosamente”.

Dopo aver cantato il Te Deum la popolazione entra nell’Oratorio e nel nuovo salone, ma non può essere contenuta tutta e quindi tanta parte rimane nel piazzale antistante.

Da quel giorno e per diversi anni l’Oratorio di San Rocco è stata la sede dell’insegnamento del catechismo ai bambini e di una messa sempre per i bambini tutte le domeniche alle ore 9,00. Il salone ha fatto funzioni di oratorio  e nei primissimi anni ’50, quando a causa di un incendio  si è reso inagibile il teatro comunale, il parroco don Paolino Mingardi ha organizzato la proiezione di films tutti i sabati e le domeniche e saltuariamente la rappresentazione di commedie e spettacoli vari. Mantenendo così nel paese, in un periodo nel quale non si viaggiava come oggi, la possibilità di un pubblico passatempo per i fine settimana.

 

Ricerche storiche a cura di Francesco Sassi

 

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