FORNACE PIZZI DI GRAMIGNAZZO

A Gramignazzo, adiacente al ponte del diavolo, si erge un alto camino in mattoni pieni, visibile sentinella della fornace Pizzi, fondata nel 1882, sinistrata durante la guerra e immediatamente riattivata la termine del conflitto. La fornace Pizzi è un raro e ancora completo esempio di Forno Hoffman "un complesso industriale per la cottura di laterizi con funzionamento in continuo, inventata da Friedrich Eduard Hoffmann.

 

La fornace Pizzi di Gramignazzo è stata attiva fino agli anni 

Dalla fornace Pizzi partirono, nel periodo 1903-1912, via acqua (dapprima lungo il fiume Taro e successivamente il fiume Po), i mattoni per la ricostruzione del Campanile di San Marco a Venezia.  

e' ora in corso il Recupero della fornace a cura dell'"Associazione La Fornace" di Gramignazzo

 

La storia della fornace Pizzi  a cura di Arnaldo  Foglia

Fornace Pizzi Gramignazzo - Il Capostipite
Fornace Pizzi Gramignazzo - Il Capostipite

Tutto ebbe inizio nel 1882 quando Giovanni Pizzi fece costruire la fornace di laterizi a Gramignazzo.

 

Gli iniziali lavori di scavo interessarono tutto il terreno attorno alla corte Pizzi e l’antistante podere fu trasformato in un'immensa cava, al cui centro campeggiava la "pozza”, un grande pozzo per l'approvvigionamento dell'acqua.

 

La costruzione della Fornace durò qualche anno. Giacomo Rota, maestro falegname di Gramignazzo mi diceva: “la Fornace l'hanno costruita i miei Vecchi”; mastri muratori da diverse generazioni, curarono la costruzione della Fornace il bisnonno Rota Cleto e il nonno Donnino.

 

Fabbricare mattoni a mano era un mestiere molto duro, per i “quadarlen” (operai) era un lavoro stagionale, andava da aprile a settembre a seconda della stagione; con l'arrivo dei primi freddi si smetteva la produzione, il sole era elemento fondamentale per l'asciugatura dei mattoni.

 

Si lavorava a cottimo e vi lavoravano intere famiglie, alcune del luogo ed altre che venivano da fuori. 

Fornace Pizzi Gramignazzo - Maestranze
Fornace Pizzi Gramignazzo - Maestranze

Quelli che venivano da lontano si accampavano in tende nei pressi della Fornace o si fabbricavano dei piccoli casotti con mattoni a secco e vivevano lì per tutto il periodo della stagione.

 

Si iniziava a lavorare all'alba, in una buca si preparava l'impasto con acqua e terra precedentemente scavata da altri operai, si girava e rigirava con una grande zappa finché non si otteneva un impasto omogeneo, da poter lavorare con le mani, poi l'impasto di argilla veniva messo su un bancone, spolverato di sabbia.

 

Il panetto pressato con le mani veniva messo in uno stampo di legno bagnato e insabbiato, per finire una rasata manuale per livellarlo e una spolverata di sabbia, il mattone era fatto! 

Sopra la testa degli operai un telo steso li proteggeva dal sole durante il processo di lavorazione.

Spettava alle donne e ai ragazzi portare via gli stampi e vuotarli in una grande aia preparata e livellata, cosparsa di sabbia.

Con un abile colpo di mano si vuotava lo stampo, allineando i mattoni in fila come tanti soldatini. 

Quando, finalmente, erano abbastanza duri per poterli trasportare si caricavano su una carriola e si portavano all “bdai”: tettoie strette e lunghe con sopra una copertura di coppi; ai due lati vi erano appese delle stuoie di canne palustri che venivano arrotolate in alto e fatte scendere a terra in caso di pioggia. 

 

Completata l'asciugatura, i mattoni venivano accatastati nella Fornace; il fuoco era alimentato con fascine di legna e si doveva accendere e spegnere ad ogni infornata. 

 

Nel 1858 il berlinese Friedrich Hoffmann, fece brevettare un nuovo tipo di Fornace a fuoco continuo, che presentò all'esposizione internazionale di Parigi del 1867. 

 

Era una fornace fatta ad anello, con 12 camere, una ciminiera al centro, il fuoco, alimentato con il carbone tritato, avanzava man mano che il materiale si cuoceva, il lavoro era continuo, perché le camere che erano state abbandonate dal fuoco venivano scaricate e subito ricaricate.

Fornace Pizzi Gramignazzo - Maestranze
Fornace Pizzi Gramignazzo - Maestranze

Le prime fornaci erano di forma circolare, divenendo in seguito ad anello allungato; modifica che consentì un aumento delle camere di cottura. 

 

La fornace di Gramignazzo fa parte delle prime costruite in Emilia Romagna. Le date che si ricordano sono: Guastalla 1873, San Giovanni Marignano 1880, Gramignazzo 1882, Forlimpopoli 1883, Castellarano 1885. In Emilia Romagna sono state censite una quarantina di queste Fornaci, ma la costruzione per la maggior parte di esse risale ai primi anni del 900.

 

Le prime macchine per la formazione dei mattoni furono inventate nello stesso periodo dei forni Hoffmann, però da noi arrivò solo all'inizio del 900.

 

A Gramignazzo, la macchina dei mattoni è stata impiantata dopo la Grande Guerra, azionata da una macchina a vapore.

 

Verso la metà degli anni venti arrivò a Gramignazzo la corrente elettrica, la macchina a vapore fu sostituita da un grosso motore elettrico, e questo segnò l'inizio di un grande cambiamento: diverse operazioni che prima erano fatte a mano, come il pompaggio dell'acqua e la macinatura del carbone, furono sostituite dai motori elettrici.

Fornace Pizzi Gramignazzo
Fornace Pizzi Gramignazzo

 

Pian piano si aumenta la produzione, si iniziarono a fare anche mattoni forati e fu innalzata la ciminiera per aumentare il tiraggio della Fornace.

 

I trasporti del carbone e dei mattoni che prima erano fatti con carretti trainati da cavalli “la bara” e per via fluviale per mezzo di barconi “Magane” dagli anni trenta incominciarono a essere sostituiti dai camion e carri ferroviari. 

 

Negli anni 60 fu sostituita la macchina dei mattoni con una più grande, ci si avviava a una produzione più standardizzata, i mattoni pieni a macchina e a mano rimangono una produzione limitata.

Con la macchina si producono quasi esclusivamente “doppioni” un doppio mattone con 21 fori.

 

Furono acquistati una pala meccanica per movimentare la terra, un muletto per caricare i camion, e le carriole furono sostituite con carrelli a trazione elettrica, cambiò anche l'alimentazione del fuoco della Fornace il carbone fu sostituito con la nafta.

 

Con l'aumento della produzione la cava lungo la riva del Taro si esaurì, vennero così acquistati dei terreni nella golena a nord di Gramignazzo, venivano scavati meccanicamente e la terra trasportata alla Fornace con grossi camion. 

 

Nel 1965 morì Giovanni Pizzi, sola erede la figlia Odoarda, che non è in grado di portare avanti il lavoro del padre, la direzione dell'azienda fu affidata al ragioniere della ditta Aschieri; i tempi erano però molto cambiati ed anche i problemi erano tanti, l'azienda avrebbe avuto bisogno di grandi ammodernamenti, invece sì continuo ad andare ancora avanti così per alcuni anni, e nel 1972 la Fornace chiuse definitivamente. 

 

L’iter fallimentare della società finanziaria si protrae per diversi anni, la Fornace messa all'asta diverse volte non viene acquistata, nel 2000 è offerta a prezzo appetibile, con il pericolo che possa essere demolita dai nuovi acquirenti.

Associazione "La Fornace" Gramignazzo
Associazione "La Fornace" Gramignazzo

 

Un gruppo di gramignazzesi si mobilita, fa una riunione, invitando le famiglie di Gramignazzo, amici e conoscenti del comune e anche di fuori.

Alla riunione eravamo in tanti agli intervenuti è stato proposto di formare una società ad azionariato diffuso per acquisire La Fornace e salvarla. La risposta è stata positiva, in poco tempo sono stati raccolti circa 150 soci e nel dicembre 2000, davanti al notaio, nasce la società “La Fornace” con presidente Pietro Cipriani e così viene acquistata l'antica fabbrica di mattoni.

 

 

In seguito nel terreno a fianco è stata creata una bella area verde e recuperato lo storico fabbricato industriale ottocentesco


Funzionamento forno Hoffman

È formato da due gallerie di larghezza variabile a seconda della capacità produttiva, generalmente da 2,3 m sino a 4,6 m, con volta curva o piana in materiale refrattario. Le gallerie sono affiancate e chiuse durante il funzionamento da portoni, e collegate da una apertura su ciascuna delle testate, in modo da permettere il passaggio dei gas da una galleria all'altra.

Il forno è diviso idealmente in quattro zone la cui funzione è dettata dalla posizione dei bruciatori: zona di carico/scarico del prodotto secco/cotto, zona di preriscaldo, zona di cottura vera e propria, zona di raffreddamento.Il sistema di funzionamento è caratterizzato dal fatto che la zona di combustione formata da bruciatori a gas, olio pesante o carbone si muove orizzontalmente, con lo spostamento dei bruciatori seguendo un movimento antiorario; allo stesso modo un sistema di valvole che collegano le quattro zone al camino dei fumi consente un movimento orario dell'aria di raffreddamento verso la zona di cottura, poi verso la zona di preriscaldo e infine verso il camino; la carica del materiale resta ferma. 

Il caricamento del materiale all'interno del forno ed il prelievo del prodotto cotto possono essere eseguiti manualmente, come nelle vecchie fornaci per cotto fatto a mano, oppure con l'impiego di un carrello elevatore.

Questo tipo di forno, vista l'impossibilità di automatizzare le operazioni di carico e scarico, trova oggi scarsa applicazione in quanto è sostituito dal più moderno ed efficiente forno a tunnel; esistono tuttavia alcune fornaci, in particolare per la produzione di mattoni in cotto fatto a mano nelle zone di Ferentino (Lazio), Castel Viscardo (Umbria) e Rovigo (Veneto) che ne fanno ancora uso." da wikipedia