Rinaldo Pelizzoni (tenore)

Per i melomani un grande artista, per i suoi allievi del Conservatorio un grande maestro, per i profani di musica lirica colui che ha saputo infondere entusiasmo dimostrando che la spontaneità e le generosità del canto può raggiungere bellezza e grandiosità, purché dietro ci sia un assiduo, accurato e costante, studio dell’arte del canto.

E. Lovaglio, “Rinaldo Pelizzoni, il Clarck Gable della Lirica” Azzali ed., 2007

 

Con le parole scritte da Eddy Lovaglio ci piace ricordare la figura del tenore Rinaldo Pelizzoni (nato a Sissa il 24/4/1920 e morto a Milano il 7/12/1998) a cui è intitolato il Concorso Internazionale di Canto Lirico di Sissa. Un grande protagonista del melodramma che ha vissuto una lunga e splendente carriera artistica sui più prestigiosi palcoscenici italiani, incluso quello del Teatro Regio di Parma e della Scala di Milano, per poi dedicarsi negli ultimi anni all’insegnamento del canto nei Conservatori di Parma e Torino.

Per questo suo amore verso i giovani e la didattica, il modo migliore di ricordarlo è stato un concorso rivolto ai cantanti, di ogni età e di ogni nazionalità, che offrisse loro occasioni di studio, crescita professionale e artistica, nonché di confronto prima di tutto umano.

Il Concorso nato nel 2006 ha da poco conquistato il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e vuole rinnovare quella che è ormai una tradizione ben consolidata e un’occasione di visibilità per i cantanti, di tutte le età, che desiderino sperimentare una crescita personale e artistica garantita da un’esperienza come questa.

Non cambiano gli elementi che caratterizzano da sempre l’appuntamento, e che lo rendono un tributo alla memoria di un grande cantante e docente: la competizione si svolge a Sissa, paese natale di Pelizzoni, e si conclude la sera del 7 dicembre, anniversario della morte, con il tradizionale Concerto Finale sempre molto seguito dal pubblico.

Pietra miliare del concorso e Presidente della Giuria fino al 2019 è stata la Prof.ssa Ieda Valtriani Pelizzoni, soprano e moglie di Rinaldo, che con inesauribile entusiasmo ha continuato a dedicarsi ai giovani cantanti, mentre l’aspetto organizzativo è curato come sempre da Eddy Lovaglio di Parma OperArt che si adopera nel fornire ai partecipanti, e soprattutto ai finalisti, importanti occasioni per esibirsi in pubblico. Altro partner è la Pro Loco Sissa Trecasali, che cura gli aspetti organizzativi in loco (scuserete il gioco di parole).

 

da La Casa della Musica Parma

 

Cominciò a studiare musica a 14 anni con il maestro Tironi di Roccabianca e a 16 entrò in Conservatorio a Parma nella classe di canto di Italo Brancucci. Al terzo anno di corso da baritono vinse il I premio con borsa di studio in un concorso di Firenze e debuttò al Teatro Sperimentale di Alessandria nel Segreto di Susanna, per esibirsi subito dopo come Figaro in un Barbiere nella città natale al Teatro Trento. A 20 anni fu chiamato alle armi e nel 1942, ottenuto un mese di licenza, si diplomò in canto al Conservatorio di Parma con il massimo e la lode. Dopo il campo di concentramento in Germania, nel 1945 ritornò a Firenze e fino al 1949 cantò come baritono. Si ritirò per 6 mesi e con l'insegnamento di Renzo Martini debuttò come tenore a Parma al Teatro Regio nei Pagliacci, opera che ripeté poco dopo a Lugano e a Carpi. Nella nuova carriera cantò con un vasto repertorio tradizionale e di opere nuove (La capanna dello zio Tom di Ferrari Trecate; Il furore di Oreste di Testi; Medea di Tintori; Romulus di Allegra; L'uragano di Rocca; Margherita da Cortona di Refice; Peter Grimes di Britten; Torneo notturno di Malipiero; Maria Egiziaca e Belfagor di Respighi; Resurrezione di Alfano; La figlia del re di Lualdi; Nuova Euridice di Lupi). In Italia ha cantato tra gli altri nei teatri di Parma, Bologna, Genova, Palermo, Roma, Napoli, Pisa, Bari e Venezia, ritornandovi anche varie volte, mentre all'estero al Cairo e ad Alessandria. Gavazzeni, dopo averlo udito a Bergamo nei Furori di Oreste, lo fece scritturare alla Scala per L'assassinio nella cattedrale di Pizzetti (primo cavaliere). Conoscendo tutta l'opera, sostituì anche l'indisposto Mirto Picchi come primo tentatore, continuando poi nell'esecuzione di tutte e due le parti anche negli altri teatri dove l'opera venne eseguita. Subito dopo interpretò sempre alla Scala La volpe astuta di Janacek. Rimase poi alla Scala dal 1957 al 1969 come artista stabile per essere utilizzato in tutti i ruoli. Lasciò la Scala per dedicarsi all'insegnamento del canto al Conservatorio di Torino.

BIBLIOGRAFIA. Arnese; Cento; Fioravanti; Frajese; Genova; Giovine/Petruzzelli; Lugano; Milano; Palermo; Parma; Pisa; Pighini; Venezia; G.N. Vetro. Le voci del Ducato, in G.Pr, 30 gen. 1983.

Ieda Valtriani

di Mara Pedrabissi

In Spagna l'avevano ribattezzata la «Lollobrigida della lirica».  Il soprano Jeda Valtriani, cinque lustri passati a cantare da solista al teatro alla Scala di Milano dove ha conosciuto e frequentato i beniamini degli anni della dolce vita della lirica come il grande baritono Tito Gobbi, conserva fasti e ricordi nella casa-museo di Parma.

Qui ha creato il suo buen ritiro, da quando ha lasciato il tempio milanese del melodramma seguendo il marito, il tenore Rinaldo Pelizzoni (Torricella di Sissa, 1920-1998).

Parma felice terra d'adozione per Jeda, nata a Trieste, crocevia di culture, da mamma istriana (Anita Gherzinich, «con un forte attaccamento per l'Italia»), e papà livornese, Vezio Valtriani al cui ricordo ancora il cuore si stringe («Non si interessava di politica. Venne deportato nelle foibe il 4 maggio 1945. Non l'abbiamo mai più visto»).

A Parma Jeda continua a voler stare («Ho appena venduto la casa in Toscana») nonostante il suo Rinaldo non ci sia più.

Un incontro di due belli, fuori e dentro, lei come una «Lollo», lui un Clark Gable.