FRANCESCO SCARAMUZZA

Nato a Sissa il 14 luglio 1803, Francesco Scaramuzza inizia gli studi frequentando la "scuola di latinità" per volere del padre che, desideroso di fornire al figlio gli strumenti per un avvenire sicuro e dignitoso, lo sogna impiegato.
Fin dall'inizio, però, il giovane si fa notare per la sua grande abilità nel disegno, tanto che la famiglia decide di iscriverlo al corso di pittura della Regia Accademia di Belle Arti, dove, in seguito, otterrà anche una cattedra e che dirigerà fino al 1877.

Fra i suoi numerosi allievi, ci sembra doveroso ricordare il famoso pittore Cecrope Barilli (1839-1911).
Allievo di Antonio Pasini e Biagio Martini, ottenne a Roma il pensionato nel 1926.

Nel 1930 Antonia di Borbone gli commissiona la pala di San Rocco che guarisce gli appestati, nella Chiesa di San Rocco a Parma.
Influenzato dagli importanti cambiamenti che si avvicendano nel mondo dell'arte, in particolare da artisti francesi come Eugène Delacroix, Scaramuzza all'Esposizione di Milano del 1836 propone un quadro ispirato al canto XXXIII dell'Inferno dantesco, quello che parla del Conte Ugolino. 

L'opera suscita interesse e ammirazione sia tra il pubblico che tra i critici, cosa che da al pittore la sicurezza e la spinta per cimentarsi nello studio dell'intera opera dantesca.
Il 18 gennaio 1837, però, le condizioni economiche del pittore non sono delle più felici: a quella data, infatti, risale un autoritratto che raffigura il pittore nel suo studio. Alla base del disegno si legge:

 

"Ho moglie, ho tre figlie e non ho un soldo!!! … Buon proseguimento d'Anno!…".

 

Nel 1839 muore prematuramente la moglie Virginia Mognaschi dalla quale ebbe tre figli: Elisa, Emilia, Adele e Silvio, erano sposati da soli 9 anni.

 

Tra il 1842 e il 1857 si occupa degli affreschi della Sala Dante e della sala di Lettura della Biblioteca Palatina.
Nel 1853, contattato dal Dittatore delle Province Parmensi Carlo Farini, Francesco inizia la realizzazione di un impegnativo progetto: creare una serie completa di immagini relative all'Inferno per le celebrazioni legate al sesto centenario della nascita di Dante Alighieri.

A causa di problemi economici del committente, l'ambizioso progetto viene ufficialmente fermato, anche se Scaramuzza continuerà i suoi studi privatamente.
A partire dal 1861, però, Gustave Doré, incisore francese, inizia a pubblicare le sue tavole sulla Divina Commedia, togliendo così il primato al sissese.

Questi non si da per vinto e riesce a pubblicare le proprie illustrazioni che, se per certi aspetti superano quelle di Doré, non riescono a eguagliarne la potenza fantastica e la maestria della tecnica.
Finalmente, nel 1876, Scaramuzza riesce a finire anche tutte le illustrazioni del Paradiso.
Con gli amici e con i colleghi letterati Francesco è solito definirsi "poeta per procura", sostenendo di avere poteri medianici e di riuscire a scrivere grazie ai suoi poteri paranormali. l prolungato e continuo contatto con il capolavoro dantesco, porta l'artista sissese a cimentarsi anche nella poesia: influenzato dalle opere di Ludovico Ariosto compone un "Poema Sacro", XXVI canti in ottave che apparve nel 1873, "Due Commedie" dettate da Carlo Goldoni e nel 1975 uscirono "Due canti sulle corporali esistenze dello spirito" dettato da Dante.
Di idee liberali, travestito da contadino partecipò alle lotte politiche del tempo e rischiò la vita per portare in Piemonte, a Camillo Cavour, l'adesione di Parma allo Stato Sardo.
Francesco Scaramuzza, a cui Sissa ha dedicato una suggestiva Piazzetta del paese, dove sorge la Casa natale; muore a Parma il 20 ottobre del 1886.
Attratto dalla pittura sacra e particolarmente dotato nella ritrattistica, numerose sono le opere dell'artista sissese conservate in tutto il Paese.

Tra i più famosi si ricordano: Silvia e Aminta del 1828 (Galleria Nazionale di Parma), San Rocco guarisce gli appestati del 1831 (Chiesa di san Rocco a Parma) e La discesa al limbo del 1856 (Castello di Moncalieri, TO)

Il Comune di Sissa ha voluto rendere omaggio al pittore con una Mostra che si è tenuta nel Palazzo della Rocca dei Terzi dal 13 settembre al 16 novembre 2003 

 

 

 

a destra alcune immagini della mostra

dall'archivio di G. Rivara


Estratto dal saggio di Vittorio Sgarbi: 
"Scaramuzza è stato un artista molto amato è molto celebrato, questa mostra lo restituirà a se stesso e al pubblico, mettendo in rilievo alcuni aspetti trascurati della sua opera e della sua personalità. 
Scaramuzza è certamente il migliore illustratore di Dante, solo un visionario convinto poteva illustrare il racconto del viaggio di un corpo all'aldilà e Francesco Scaramuzza si esprimeva al meglio proprio tra realtà e visione, tra uomini e dei, tra terreno e celeste. 
Ci sono alcuni paralleli curiosi che si possono fare tra Scaramuzza e Parmigianino, sono nati a 3 secoli di distanza, eppure entrambi furono profondamente influenzati da un viaggio a Roma, dove riscoprirono Raffaello, ed entrambi ebbero contatti con il mondo magico: Scaramuzza come medium, Parmigianino con l'alchimia e per entrambi fu un modo di entrare in contatto con l'ineffabile per portarlo nella loro arte. 
Francesco Scaramuzza, è un sapido pittore di ambienti e di momenti della vita, come dimostra nel popolare capolavoro, il baliatico, scena cittadina di animato Il festoso allattamento dei bambini poveri e abbandonati da parte di balli che riceveranno uno scudo al mese per volontà di Maria Luigia; dipinto che può competere con le maggiori opere dell'800 per l'intimismo, il movimento di masse che trasmette e la fedele descrizione delle architetture. 
La personalità di Scaramuzza si esprime al meglio nelle sue opere ardite e visionarie, come dimostra un altro dei suoi capolavori, il dipinto dell'Assunta, nella chiesa di Cortemaggiore, un'opera molto amata da Verdi che diceva di "sentirne la musica" e che sembra abbia ispirato "La Vergine degli angeli si copre del suo manto" della "Forza del destino ". 
...
Il catalogo sullo Scaramuzza è migliore di quello sul Parmigianino, è dotato di un certo sex appeal, pubblicato dall'editore Torinese Umberto Allemandi, godrà di un'ottima distribuzione in tutta Italia contribuendo così a riportare il pittore sissese all'attenzione che merita. 
Scaramuzza esce di scena con la sua visione e il suo mistero nel 1886 a Parma "
Estratto dal catalogo Scaramuzza a cura di Vittorio Sgarbi:
"Scaramuzza riteneva di essere il tramite per il proseguimento dell'attività creativa dei grandi poeti e nella piena maturità entra nell'aldilà, inizia a vivere con le ombre evocate da Dante, le materializza nei suoi disegni e le sente parlare in una sorta di allucinazione medianica. Scaramuzza ricerca una equivalenza spirituale con la musica e con la musica celeste della terza cantica dantesca. 
Dipinge il paradiso, ne tenta la dimensione immateriale con effetti pittorici sofisticati. 
Negli ultimi 20 anni l'attività febbrile si rispecchia perfettamente e accresce di suggestione e di persuasione nell'attività spiritica. Il pittore rivela quello che gli spiriti gli dicono. Ciò che sembra confinare con la follia è la garanzia di una ispirazione più alta e poeticamente motivata che rende così originali le tavole dantesche. 
Se l'artista non fosse, nel lungo racconto della commedia, così ispirato e con tale sostenutezza e continuità nei risultati, si penserebbe di leggere un matto"

La Divina Commedia

"... nato per sentir Dante"

Si ritiene che l’artista si accostò fin da giovinetto alla Divina Commedia. Affascinato dalla drammaticità appassionata dell’Inferno, dalla malinconia elegiaca del Purgatorio e dal commosso e contemplativo lirismo del Paradiso; ed esaltato  dalla sublime potenza di fantasia con cui Dante ha dato consistenza oggettiva alla sua partecipazione alla vita, in tutti i suoi aspetti e significati, per quasi mezzo secolo egli fece della Divina Commedia  un oggetto di studio e di meditazione.

La sua prima esperienza dantesca risale al 1836, allorché partecipò all’esposizione milanese, nel Palazzo Brera, con La morte del Conte Ugolino. L’olio dello Scaramuzza, purtroppo andato perduto, suscitò particolare interesse, accese vivaci discussioni e meritò larga ammirazione da parte del pubblico.

Incoraggiato dal successo, egli accarezzò l’idea di illustrare tutta la Divina Commedia e si mise subito a schizzare i cartoni.

In un momento di furore creativo e di esaltazione per il mondo dantesco chiese al barone Vincenzo Mistrali, allora ministro ducale delle finanze, di poter istoriare i vasti corridoi del palazzo universitario con soggetti danteschi. Il ministro, che era un suo sincero ammiratore, dopo aver visto alcuni bozzetti a penna della Divina Commedia  rispose di non poter aderire. Il pittore si rivolse allora al bibliotecario Angelo Pezzana, il quale si adoperò per ottenere il permesso di far affrescare una sala della biblioteca (oggi conosciuta come Sala Dante). Nel 1838, dopo una scrupolosa preparazione, diede inizio al lavoro dell’illustrazione della Divina Commedia che subì un’interruzione un anno dopo a causa della prematura morte della giovane moglie Virginia Mognaschi dalla quale aveva avuto quattro figli: Elisa, Emilia, Adele e Silvio.
Luigi Carlo Farini, che era capo del governo ducale di Parma, desiderando onorare degnamente nell’Emilia il sesto centenario della nascita di Dante, affidò allo Scaramazza il compito di portare a termine i disegni danteschi per allestire una nuova edizione della Divina Commedia. Nell’anno centenario 1865 lo Scaramuzza però non era riuscito a terminare l’immensa opera, conseguentemente, a  Firenze furono esposti solo i 73 cartoni terminati che raffiguravano dell’Inferno. 

L'opera completa costituita da 243 disegni (73 per i 34 canti dell'Inferno, 120 per i 33 canti del purgatorio, 50 per i 33 canti del Paradiso) venne terminata dopo 38 anni di lavori solamente nel 1876.

LE OPERE

PARMA

Galleria Nazionale di Parma: Il baliatico (1842), Silvia e Aminta (1828) - deposito, Amore e Psiche (1833) - deposito.

Palazzo della Pilotta: Salone Maria Luigia - Volta dipinta a tempera raffigurante Prometeo che ruba il fuoco agli Dèi. Tra i personaggi, oltre a Prometeo, sono riconoscibili Apollo sul carro del Sole, Atena, una civetta e il Messaggero degli Dèi, 

Sala del Medagliere o Sala IV del Museo d'Antichità - Soffitto.
Biblioteca Palatina - Sala Dante (1842-1857).

Chiesa della Madonna del Quartiere: La presentazione al tempio (1831)

Chiesa di San Rocco: San Rocco guarisce gli appestati (1831)

Chiesa Parrocchiale di San Leonardo: Rosa mistica (n.d.), Madonna del Rosario (n.d.).

Chiesa di Ognissanti: Via Crucis (n.d.)

Pinacoteca Stuard: Samuele e David (n.d.)

Ospizi Civili: Ritratto di Rosanna Bossi Guernozzi,
Ritratto del Conte Francesco Affaticati;

Università degli Studi - Segreteria: Ritratto di Luigi Musiari della Cervara

Comando Legione Carabinieri: Alessandro Farnese alla Battaglia di Lepanto

Palazzo Pigorini: Volte affrescate del Piano Nobile
La notte, L'Apoteosi del Poeta Angelo Mazza incoronata dalla Musa dell'Armonia.

PROVINCIA DI PARMA

S. Ilario Baganza - Chiesa: La Vergine col Bambino e S. Ilario

Noceto - Abside della Chiesa: San Martino che dona il mantello al povero (1832 circa - tela)

San Pancrazio - Chiesa: Cristo mostrato al popolo

Fidenza - Paesaggio

FUORI PROVINCIA

Selvapiana di Canossa (RE) - Tempietto in onore di F. Petrarca: Figure sulla volta eseguite a tempera (Visitabile sabato e festivi solo nel periodo estivo)

Cortemaggiore (PC) - Chiesa Collegiata di Santa Maria delle Grazie: L'Assunta in Cielo o L'Assunzione di Maria (tela)

Moncalieri (TO) - Castello: La discesa al limbo, Studi a penna per la Medaglia Commemorativa del Ponte sul Torrente Tidone.

- 243 disegni eseguiti su cartone con penna a china raffiguranti immagini della Divina Commedia (73 Inferno, 120 Purgatorio e 50 Paradiso)
- Angelica e Medoro
- Pastorella Orante
- Ritratto di Angela Cocconi con la figlia Maura
- Numerosi ritratti eseguiti ai famigliari, soprattutto alla figlia Elsa
- Due autoritratti giovanili