Storia e arte
Il territorio di Sissa Trecasali, nato dalla fusione dei due comuni di Sissa e Trecasali, nella bassa parmense, si affaccia sul Po ed è caratterizzato da una storia millenaria, tra momenti di gloria e di oblio.
Dominato da importanti famiglie appartenenti alla nobiltà rurale emiliana, vanta numerose testimonianze architettoniche e d’arte.
Nel cuore di Sissa si erge imponente la Rocca dei Terzi.
I Terzi, che nel 1329 divennero “Signori” di Sissa, fecero costruire una castello a difesa del loro territorio, che resistette agli assalti dei Rossi, all’inizio del quattrocento, ma non allo smantellamento (1424) voluto dalla Repubblica di Venezia in seguito al suo intervento a sostegno dei Terzi.
Per lungo tempo la fortezza fu teatro di tumultuosi avvenimenti, più volte danneggiato per esigenze difensive, ha conservato intatto il suo torrione (o mastio); la Torre, la più alta della bassa parmense (27 m), a dimostrazione di un passato tanto ricco di gloria, di sventure e di sangue.
Dalla sua cima, nelle giornate limpide, la vista spazia dalle Alpi agli Appennini con alcuni scorci del grande fiume e dei paesi limitrofi.
Nel 1440 i Terzi che l’ebbero in restituzione da Filippo Maria Visconti con l’elevazione del feudo a Contea, la ricostruirono in chiave più residenziale.
Fu saccheggiata dai Rossi nel 1551, dalla seconda metà del ‘500 in poi, ha subito numerosi riadattamenti sino ad assumere, nel ‘700, la tipica impronta di residenza signorile, col quattrocentesco Mastio centrale che sovrasta le due ali più basse.
Durante i secoli, la Rocca è stata un importante “ospitale” per i pellegrini in viaggio verso Roma lungo la via Francigena.
Lo testimoniano i suggestivi “graffiti parietali” tardo medioevali, che si possono ammirare alle pareti della torre, testimoni del passaggio dei pellegrini.
Agli inizi dell’Ottocento l’antico fortilizio si presenta nella sua edizione definitiva: due corpi ben distinti in cui domina la torre quattrocentesca che conserva intatta la corona di caditoie e i lunghi beccatelli che rinserrano il corpo sporgente del blocco murario e profonde finestre a strombo, mentre si segnala la scomparsa del ponte levatoio (di cui rimane l'incassatura per la trave di sostegno o bolzone), e il “palazzo” che circonda la torre con chiare strutture dell'epoca settecentesca: inserimenti in cotto (finestre, fasce marcapiano, scalette, bugnati).
Sino a tutto l'Ottocento la Rocca di Sissa era accessibile frontalmente per mezzo di uno stretto ponticello in muratura.
Da Piazza Roma, “la Piazzola" per i sissesi, un altro ponticello, ortogonale al precedente, congiungeva l'abitato con la sede del dazio comunale, isolato da un muretto che con le spallette dei ponti formava un quadrilatero nettamente staccato dalla parte occidentale del paese.
Una serie di abbattimenti successivi, l'uso della rocca come sede degli uffici comunali e di aule scolastiche, hanno portato agli inizi del '900 alla costruzione di un monumentale scalone in muratura, cemento e marmiglia, dirimpetto alla nuova strada battezzata "Via della Rocca".
Gli interventi più recenti riguardano la scala laterale (facciata orientale), ricostruita in cotto e cemento negli anni Cinquanta del XX secolo, dall'architetto sissese Mario Vacca e il rifacimento dello scalone d'ingresso in cemento armato e legno sorto, previo abbattimento del precedente, nel 1986.
Degli ultimi proprietari poco ci dicono i vasti saloni settecenteschi dalle belle volte a vela e a crociera, ormai vuoti di arredi, sottolineano la decadenza di una Rocca che fu dominio di una delle più potenti e nobili famiglie del Parmense.
Il decorrere del tempo e il forte sisma che ha colpito l’area emiliana nel 2008 e nel 2012, hanno lasciato segni forti sulla Rocca, che necessitava di un importante restauro.
Nel novembre 2017, si è concluso il restauro del Torrione, primo tassello del recupero funzionale della Rocca dei Terzi; intervento volto a valorizzare il patrimonio storico-culturale del paese e rilanciare l’attività turistico-commerciale dell’intera “bassa parmense”.
Il progetto, redatto dagli architetti Paolo Bonoli e Carlo Dusi e dall’ingegnere Elena Manzoni, con la supervisione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Parma, rappresentata dall’architetto Cristian Prati, ha privilegiato l’aspetto conservativo, limitando i rifacimenti e le trasformazioni indispensabili
Le integrazioni sono state studiate, per materiale e disegno, in modo da accordarsi alle caratteristiche architettoniche della Rocca e alle tradizioni costruttive. Rendendo riconoscibili gli elementi aggiunti, realizzati in acciaio.
Varcato il portone d'ingresso, nelle sale ad est, si possono ammirare affreschi del '700 incorniciati a stucco attribuiti a Giovanni Bolla:
GIOVANNI BOLLA, pittore parmense del Settecento, nella ROCCA DEI TERZI DI SISSA.
Giovanni Bolla, nato a Parma nel 1650 e morto nel 1735 nella capitale del Ducato, eseguì numerosi dipinti a soggetto sacro e profano, su tela e a fresco.
Gli studiosi Giuseppe Cirillo e Giovanni Godi lo collocano in una posizione di primo piano tra i pittori locali e lo segnalano come artista di rilievo dei primi decenni del Settecento. Le sue opere sono caratterizzate da uno stile pittorico che si forma sullo studio di Correggio e Parmigianino e della scuola bolognese di Reni, Guercino, Cignani e Franceschini.
L’artista è attivo sia a Parma, nelle residenze nobiliari (Palazzo Sanvitale) e nelle chiese (San Pietro, Santissima Trinità, S. Vitale, ex chiesa di San Luca degli Eremitani, dove fu sepolto) che in provincia, nelle corti e nelle chiese della Bassa e, in particolare, quelle di Colorno, Soragna e Sissa.
Tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento lavora nella Reggia di Colorno, insieme al pittore bolognese, scenografo e architetto di corte Ferdinando Galli Bibiena, agli affreschi della Sala del Trionfo Farnesiano, per la parte figurativa.
Nel primo decennio del Settecento il Bolla dipinge nella Rocca Meli Lupi di Soragna dove esegue affreschi a soggetto mitologico e ritratti nobiliari.
Di poco posteriore è, probabilmente, la produzione pittorica a lui attribuita nella Rocca dei Terzi a Sissa.
Nei soffitti delle sale al piano rialzato, entro cornici in stucco, affresca personaggi e miti del mondo classico: Flora e putti spargifiori, Minerva ordina ad Ercole di scacciare i vizi, la Vittoria sul cocchio, Allegoria della concordia, Putti musicanti.
Alle pareti dello scalone interno che conduce al piano nobile e nel soffitto raffigura, in ovali con cornici in stucco, personaggi mitologici.
Atteone, figura giovanile in una quinta verde, caratterizzato dalla freccia, dal corno e dal cane. Allevato dal centauro Chirone, secondo la mitologia greca, che gli insegnò la tecnica della caccia.
Bacco, dio del vino e della vendemmia, qui raffigurato con pampini e tirso.
Venere, dea dell’amore e della bellezza, regge nella mano una colomba, uccello consacrato alla dea.
Arianna, principessa cretese, che si innamorò di Teseo giunto sull’isola per liberarla dal Minotauro. Compiuta la missione fuggirono insieme, ma Teseo la fece addormentare e l’abbandonò nell’isola di Nasso.
Endimione dormiente: il giovane pastore provvisto di bastone e corno, è raffigurato immerso nel sonno. Il mito racconta che a lui fu concessa l’eterna giovinezza per intercessione di Diana rapita dalla sua bellezza che poteva così ammirare indisturbata.
Diana, dea della caccia, dei boschi e della luna è caratterizzata dalla faretra e dalla mezzaluna sul capo.
Ganimede rapito dall’aquila. Il mitico giovinetto fu rapito in cielo, per la sua bellezza, da Giove (sotto forma di aquila) divenendo coppiere degli dèi.
-Flora e i putti spargifiori, (nel mito Flora è la dea della primavera, dei fiori e della fioritura. Un giorno di primavera, mentre la fanciulla passeggia per i campi, Zefiro la vede e se ne innamora perdutamente. La rapisce e si unisce con lei in matrimonio. Come dimostrazione d’amore, concede a Flora di regnare sui fiori dei giardini e dei campi. Dal canto suo, la dea offre agli uomini una innumerevole varietà di fiori e il miele. Flora viene ritratta con il capo cinto da una ghirlanda floreale mentre porta in grembo una grande quantità di fiori. Alla dea è legata l’immagine della floridezza, nonché delle gioie della vita e della dolce attesa delle donne.)
-Vittoria sul cocchio, (nella mitologia romana è la dea personificante la vittoria in battaglia, ed era associata a Bellona, in quella greca viene identificata con Nike, ed aveva una connotazione sportiva: era raffigurata come una giovane donna alata.)
-Allegoria della concordia
- Minerva ordina ad Ercole di scacciare i vizi
Soffitto ingresso est "Putti musicanti" epoca settecentesca
La Rocca, si sviluppa attorno ad un piccolo cortile centrale, collocato sul retro dell'alto mastio, che funge da ingresso.
Le facciate mostravano le tracce dell'antico rivestimento in laterizio.
A causa degli ampliamenti degli uffici comunali, il cortile interno aveva perduto nel tempo il traforo del portico, offrendo solo la vista di archi murati che un tempo si aprivano sui loggiati.
A seguito del recente restauro (2019-2020), il loggiato è stato ripristinato
Una scalinata, un tempo in cotto ed ora in marmo, permette la salita al primo piano; dopo la prima rampa di scale si trova quella che era la Cappella del Palazzo, purtroppo i resti affrescati a sinopie, molto deteriorati, si trovano solamente in una metà della stanza
Lungo la scalinata si notano alle pareti medaglioni ovali decorati con stucchi a soggetto mitologico raffiguranti:
Arianna Dormiente, Bacco, Diana.
Endimione dormiente, Paride e Venere
Sul soffitto nel rosone è raffigurato
Il ratto di Ganimede
(Ganimede, secondo la mitologia greca, era il bellissimo figlio di un principe troiano che, rapito da Zeus sotto forma di aquila, fu fatto diventare il coppiere degli dei, oltre che suo amante.)
Sono attribuiti a Giovanni Bolla la cui formazione gravita intorno al Bibiena e al Cignani, fu un pittore molto attivo a Parma e nei dintorni. La decorazione è all'interno di una cornice in stucco, realizzata alla maniera di Carlo Bossi, scultore attivo nel parmense intorno alla prima metà del '700
Sul soffitto della 1^ Stanza a destra
Sempre al primo piano, pareti e soffitto di una saletta quadrata sono densamente decorati da immagini e paesaggi esotici, tratti da un campionario di luoghi di vastissima estrazione continentale, dalla Cina all'Africa e alle Americhe.
In una delle pareti sono allineati personaggi storici di varie epoche.
Una Gloria alata volteggia sullo sfondo di un paesaggio tropicale porgendo due corone, una sul capo di un Napoleone (1769–1821) triste, l'altra su quello di un impettito Carlo V (1500–1558) seguito da una giovane Maria Luigia (1791–1847) dal volto illuminato da un collarino pieghettato di forgia cinquecentesca.
Un piedistallo, formato da pale sormontate da un’anfora, chiude la scena, che un pittore anonimo della metà dell’Ottocento ha composto con fantastica, quanto modesta ispirazione, per gli ultimi signori della Rocca.
Nella stanza adiacente vedute paesistiche variamente interpretate formalmente e pittoricamente chiudono il ciclo dei dipinti del piano superiore.
Nel salone principale della rocca Rangoni-Terzi, ex sede della sala del Consiglio comunale, esisteva un teatrino con arazzi alle pareti.
Di forma rettangolare, illuminato naturalmente da ampie finestre su di un lato, mostra tuttora il soffitto affrescato da Sebastiano Galeotti.
Opera meritevole ma poco conosciuta dell’artista fiorentino (1676 - 1746)
l'affresco del "Giorno che scaccia la notte", raffigura una scena mitologica: Dafne che sta per essere raggiunta da Apollo, seduto sul serpente pitone mentre scaccia la notte, prima di tramutarsi, come vuole la leggenda, in alloro (lauro).
La stessa sala presenta dipinti fra cui: il giudizio di Salomone; la fuga in Egitto della Sacra Famiglia (‘700); Diana e Atteone in costumi del '700 in un bosco.
Il quarto dipinto rappresenta un paesaggio collinare, con un castello, è più piccolo dei precedenti ed è probabilmente del ‘600.
Di autori ignoti tutti e quattro.
Nel penultimo piano del Torrione è custodito un orologio del XV secolo, esemplare di indiscusso valore, in ferro forgiato a due treni, restaurato e perfettamente funzionante: al tempo fu posto sulla torre e poiché a carica manuale richiedeva la presenza costante di un addetto.
La campana dove batteva le ore è datata 1548.
Nel teatrino del Palazzo, nel 1673 per le nozze di Mario Terzi con la contessa Lucrezia Scoffoni, fu eseguito "L'inganno trionfato ovvero La disperata speranza ravvivata ne' successi di Giacopo Quinto di Scotia e Maddalena di Francia", musica di Francesco Maria Bazzani sul dramma di Orazio Ruberti, che era stato rappresentato l'anno prima a Parma.
Si trattava di un prologo e una licenza in cui le figure allegoriche svolgevano un'azione spettacolare determinata dal movimento delle macchine sceniche, delle quali l'ingegnere fu Virgilio Draghi, autore dei bozzetti delle scene, che furono dipinte da Felice Boselli.
Tra gli attori i conti Jacopo Antonio Sanvitale, Giulio Bajardi e Aurelio Bernieri.
Anche nel XVIII secolo il Teatrino fu sede di numerosi spettacoli.
Nel 1736 vi fu recitata la commedia L'Agrippa di Quinault, tradotta e con l'aggiunta da parte del Frugoni di canzonette per musica, interpretate da Corona e Costanza Terzi, le figlie del conte Francesco, signore del castello; nel 1737 vi ebbe sede una splendida festa di carnevale con musiche e danze.
Nel 1741 il marchese Bonifazio Rangoni sposò la giovane contessina Corona Terzi, pastorella nell'Arcadia sotto il nome di Silvia.
Bruna e bella recitò e cantò nel Teatrino della rocca, accompagnandosi al cembalo assieme alla sorella Costanza, che era "eccelsa nella danza, suono e canto".
Per la circostanza l'abate Frugoni scrisse satireggiando: "...marito annoso che se la strinse al vecchio sen rugoso", in verità il Marchese Rangoni aveva 27 anni.
BIBLIOGRAFIA; Egberto Bocchia (pp. 128-129); Gambara/Palazzi (p. 162); Cesare Molinari. Le nozze degli dèi. Roma: Bulzoni, 1968, p. 194; Gianni Capelli. L'arcade Frugoni a Sissa, in G.Pr, 24 set. 2002.
il 12 settembre 2021 si è tenuta ufficialmente una cerimonia che sancisce la riapertura del primo piano della Rocca al termine dei lavori di consolidamento e recupero che sono stati effettuati finora e che interessano tutto il palazzo il cui finanziamento ammonta a 2 milioni di euro
l'impegno economico di quasi 1,3 milioni di euro che ha fatto seguito al precedente intervento di recupero del torrione quattrocentesco per un importo di 550mila euro per il recupero del torrione quattrocentesco
deriva da un finanziamento di 170mila euro del ministero per i Beni e le attività culturali ed il turismo per la sistemazione delle facciate interne e la posa dei nuovi serramenti. Infine tra le risorse stanziate figurano anche 120mila euro da parte del Comune di Sissa Trecasali per il restauro delle superfici parietali e dei pavimenti dei locali del primo piano