Chiesa di san Michele Arcangelo

 

Il primo cenno della chiesa eretta in Trecasali risale al 1230 "Ecclesia S. Michaelis de Tribus Casalibus in plede de Sancti Quirici". Questa benché fosse posta nella giurisdizione della Pieve di San Quirico tuttavia dipendeva direttamente dal Vescovo.

 

Dall'estimo del 1354 risulta che ad essa era stato unito un chiericato e nel 1564 era già stata eretta a Parrocchia.

 

In questo tempo esisteva anche un Consorzio di laici, fondato da Giorgio Bonamici.

 

Nel 1674 la chiesa venne eletta a Priorato. L'edificio attuale, ampio ed a una navata, venne eretto nel 1740 e portato a termine nel 1766 dal Priore Don Andrea Marinelli.

 

Nell'anno 1883 la chiesa venne arricchita di un ottimo concerto di campane, rimasto famoso, opera della fonderia De Poli di Vittorio Veneto.

 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, purtroppo, parte di dette campane venne asportata per esigenze belliche.

Nell'anno 1951, però, con il concorso dei parrocchiani, venne rifuso l'attuale concerto sempre dagli stessi artigiani.

 

La Chiesa venne consacrata il 30 Aprile 1931 dal Vescovo missionario Mons. Luigi Calza, per delegazione dell'Arcivescovo Mons. Guido Maria Conforti.

 

All’interno sono presenti:

un San Michele che abbatte gli angeli ribelli (demoni) pregevole quadro ad olio attribuito a Gaetano Galloni, celebre pittore e scultore nato a Parma nel 1736 e morto a Milano nel 1809, racchiuso in una ricca cornice di Ignazio Marchetti e posto in fondo all’abside. * la Scarabelli Zunti attribuisce invece l’opera ad Antonio Bresciani

un altro San Michele è collocato in sacrestia e raffigura l'Arcangelo con elmo e corazza; il dipinto su tela della prima metà del XVII secolo è da ascriversi a scuola bolognese ed è racchiuso da cornice d’epoca;

L’Immacolata olio su tela di scuola bolognese della prima metà del XVII secolo raffigura in alto la Vergine in basso i santi Antonio e Rocco e una santa;

la trinità olio su tela del XVIII secolo raffigurante l'apostolo Paolo in tunica verde e manto rosso con libro e spada che accenna al Cristo in croce sorretto da due angeli a sinistra e in alto il padre e lo spirito Santo collocato nella cappella della santissima Trinità;

 la Madonna col bambino olio su tela di scuola parmense del  XVIII secolo che raffigura un santo genuflesso con le mani alzate e lo sguardo rivolto al cielo dove appare la Vergine seduta su un trono accanto in piedi il bambino è genuflesso e adorante, San Giuseppe e un angelo in atto di trafiggere con la lancia il demonio;

la messa gregoriana è un olio su tela raffigurante un celebrante nel momento dell'elevazione, la Vergine seduta sul trono di nubi con a fianco il Cristo inginocchiato appare fra una gloria di angeli, un chierico anch’esso inginocchiato sui gradini all'altare assiste il celebrante ed un altro inginocchiato a sinistra. E’ una notevole opera del classicismo pittorico Parmense della fine del settecento ed è collocata sulla parete sinistra del presbiterio;

San Giovanni Battista dipinto ad olio su tela che raffigura il precursore coperto di un manto rosso con in mano la canna che incede verso un gentiluomo seduto in poltrona in atto di indicare il cielo dove sulle nubi in una luce dorata si svolge la scena dell'annunciazione opera giovanile di Giuseppe Peroni del secolo XVIII collocato sull'altare nell'ultima cappella laterale di destra

Santo che benedice la folla olio su tela della seconda metà del XVIII secolo raffigurante un neonato in veste bianca e cappa nera che avanza benedicendo la folla. Probabile pera di pittori che frequentavano l'Accademia fondata da don Filippo di Borbone ed è quasi certamente da attribuirsi a Pietro Ferrari;

San Gregorio e le anime purganti è un olio su tela raffigurante il santo in atteggiamento di orante in veste bianca e manto scuro in alto di angeli in basso le anime che ricevono sollievo dall’intercessione del Santo i colori dai toni delicati fanno ascrivere l'opera alla scuola Parmense della fine del XVIII secolo.

l'altare maggiore in marmi policromi e rame sbalzato e dorato; la porticina del tabernacolo è composta da 3 gradini con graziose teste di Cherubini agli angoli che si ripetono, al sommo della porticina del tabernacolo raffigurante il Noli me tangere è un'elegante esemplare del periodo di transizione dal barocchetto al neoclassico della fine del XVIII secolo

sull’altare trovano collocazione n. 10 candelabri su piede triangolare con stelo a motivi di foglie d'acanto stilizzati in legno argentato della metà del XVIII secolo

merita un cenno il candelabro del cero Pasquale con bll’intaglio sgorbio i numerosi toni dell'argentatura del secolo XVIII

due cantorie in legno intagliato e laccato a finto marmo con motivi ornamentali in bianco con lumeggiature in oro di un certo effetto di artigianato locale e XVIII secolo

gli stalli corali sono 14 fronteggiati dalla bancata di uno stallo centrale con relativo inginocchiatoio; gli stalli sono alternati da pilastrini con motivi floreali e sormontati da piccoli vasi ornamentali che fiancheggiano le cimase è in legno scolpito in noce del XVIII sec. Al centro del coro è collocato il badalone che mostra negli specchi nella parte inferiore motivi di foglie stilizzate mentre sul leggio la bilancia la spada fiammeggiante simboli dell'Arcangelo San Michele è ascrivibile alla fine del XVIII secolo e si richiama allo stile dell'architetto Petitot.

 

Due porte si immettono nelle sacrestie e recano profondi intagli a sgorbia e all'imboccatura delle serrature bronzi originali di stile barocchetto, artigianato locale del XVIII secolo.

Qui si trovano:

un reliquiario del legno della croce in argento sbalzato e quattro bracci entro cartigli con raffigurati i simboli della passione e la teca a forma di croce protetta da una piccola croce di cristallo stile barocchetto del XVIII secolo,

un ternario un velo omerale riccamente ricamato in oro e cartigli e fogliami a grandi mazzi di fiori policromi in seta del XVIII secolo;

un piviale in seta ricamata in oro a tralci fiori spighe fogli di rakam sullo stolone motivi a treccia di greca ricorrenti del diciottesimo secolo;

una pisside della fine del XVIII secolo in argento sbalzato in calice in argento fuso e ripassato a cesello degli inizi XIX secolo;

inoltre vi si custodiscono due tronetti in legno scolpito del XVIII secolo in un piatto in ottone sbalzato con al centro l'annunciazione della fine del XVI secolo

Sono anche presenti affreschi di Paolo Ferrari inseriti negli stucchi del Rusca.

 

Enzo Giuffredi afferma che per lo stile barocco che esprime e l'armonia degli spazi la Chiesa di san Michele Arcangelo è da classificare, indubbiamente, fra le più belle della "bassa".